12-25 novembre 2005
Bucchi, Personale
Personalità estremamente sensibile, Bucchi utilizza, sin dalla più giovane età, lo strumento pittorico quale canale di comunicazione degli stimoli e delle emozioni suscitate in lui dall’osservazione della realtà che lo circonda, filtrata attraverso un’ istintivo amore per la verità.
La sua maniera artistica, figlia dell’avanguardia che attraversa la storia del Novecento, dalla pop art americana all’esperienza dei più illustri artisti contemporanei italiani ed europei, si codifica in un linguaggio espressivo spogliato dei dettagli di valenza prettamente estetica per concentrarsi maggiormente sull’efficacia emozionale e sulla valenza massmediatica dell’opera d’arte.
La sua produzione, centrata su un’incessante sperimentazione tecnico-formale, e per questo poliedrica, guarda con sempre rinnovato interesse alle scoperte tecnologiche e scientifiche sia in relazione alle tecniche usate che all’adozione di materiali di nuova concezione, assumendo, così, nella già detta volontà prioritaria di raccontare su tela la verità dell’esperienza, le sembianze di uno scatto fotografico con il quale l’artista cristallizza un gesto, un attimo, una sensazione, un’espressione catturata nell’andamento dinamico della realtà e dell’energia che la anima; riportato su tela trattata in nero, il dettaglio fotografico assurge, in definitiva, al ruolo di emozione comunicativa colta e resa eterna.
L’accento individuale dell’artista si addensa, nel caso specifico di queste opere che convenzionalmente chiameremo NERI, in due momenti distinti: il primo è quello della fotografia, vista come processo di dialogo con la realtà sensibile da cui estrapolare l’intima essenza; ed il secondo momento, nel quale la fotografia incontra la tela, la pittura, il segno distintivo dell’artista che la colloca definitivamente fuori dal tempo in un immobilismo perpetuo dei soggetti fissati, marmorizzati, in un gesto corporeo.
L’anima pura del pittore si impregna, così, di tutti i colori del vero, che, al di là di ogni manipolazione tecnica e resa iconografica, diviene il nucleo focale di tutta la sua produzione figurativa.
E’ questo il filo conduttore che lega i NERI alle opere inedite di Danilo Bucchi che qui presentiamo per la prima volta: si tratta di opere pittoriche legate alla metodologia del dripping, della così detta “gocciolatura del colore” di pollockiana memoria.
Nei dipinti di Danilo Bucchi, eseguiti con l’utilizzo di smalti su tela gocciolati con l’ausilio di siringhe, l’elemento predominante risulta il segno: l’artista si abbandona ad un senso puro ed istintivo del gesto pittorico in cui il segno tratteggia un percorso di svelamento introspettivo di emozioni, tensioni, drammi, sensazioni che danno luogo a “ritratti” del ricordo inconscio realizzati attraverso un movimento unico della mano che dà inizio al tratto e si stacca dalla tela soltanto al termine del processo creativo.
E’ una produzione pittorica estremamente intima che percorre la tela ancor prima di aver toccato il pensiero, un ricordo sensibile del pensiero al di là e al di sopra del ragionamento. In questo dialogo muto tra l’artista ed il suo inconscio prendono forma i personaggi animati del suo taccuino riprodotti in gesti frenetici, in un moto perpetuo che coincide con il moto delle pulsioni interiori del vivacissimo artista, ma che rivelano, nell’assenza delle orecchie, e nella posizione delle bocche, di appartenere ad una dimensione del silenzio, che è quella in cui la mente divaga alla ricerca della verità nascosta nei luoghi della coscienza.
Il Taccuino rappresenta il luogo franco, il rifugio in cui i dettagli più intimi dell’esperienza vissuta vengono appuntati in forme scomposte ed inconsapevoli per trovare, poi, forma leggibile nella dimensione del ricordo cosciente. Ed è questo a rendere estremamente interessante ed originale la pittura di Bucchi: il segno unico ed inconfondibile (in quanto istintivo), della sua mano sui dipinti ed al tempo stesso la purezza naturale con la quale come “spugna gettata nella pozzanghera del reale”, come egli stesso si definisce, il giovane uomo si pone quale attento e sensibile osservatore del sociale da cui, valido artista del suo tempo, trae spunto ed ispirazione emotiva e tematica per la realizzazione di opere estremamente intense ed originali.